Bologna, la città delle torri
Bologna è conosciuta come la "città delle torri" per la straordinaria presenza di edifici medievali svettanti che caratterizzano il suo skyline. Tuttavia, molte di queste strutture sono andate perdute nel tempo, crollate a causa di problemi strutturali, terremoti o guerre. Alcune sono state inglobate in edifici più recenti, tanto che ancora oggi si possono notare facciate di palazzi che lasciano intravedere le tracce delle antiche torri. Altre, invece, sono state demolite per volontà delle autorità comunali, talvolta come punizione per crimini commessi dai proprietari, altre volte per fare spazio alle trasformazioni urbanistiche della città.
Oggi si contano 26 torri ancora in piedi, ma quante erano in origine?
Non esiste una risposta definitiva, ma sappiamo con certezza che nel XIII secolo il loro numero era molto superiore. Gli storici fanno risalire la costruzione delle prime torri all'XI secolo, periodo in cui infuriava la lotta tra le fazioni filoimperiali e filopapali nel contesto della disputa per le investiture. Le famiglie nobili più potenti, probabilmente coinvolte nei conflitti, potrebbero averle fatte erigere sia come strumento difensivo sia come simbolo del proprio prestigio.
Alcuni studi suggeriscono che certe torri esistessero già prima dell’anno Mille. Ne sono un esempio i cosiddetti “torresotti”, ovvero torri integrate nella cerchia muraria del Mille, che furono cruciali durante l’assedio di Federico Barbarossa nel 1163. Dei 18 torresotti originali, ne sono sopravvissuti quattro: il torresotto di Porta Castiglione, quello di Piella, il serraglio del Pratello e quello di San Vitale.
Nel XIX secolo, il conte Giovanni Gozzadini tentò di ricostruire il numero esatto delle torri medievali basandosi sugli atti notarili delle compravendite dell’epoca. Secondo i suoi calcoli, a Bologna ne sarebbero esistite ben 180, un numero ritenuto eccessivo rispetto alle risorse disponibili nel Medioevo. La costruzione di una torre, infatti, era estremamente costosa e richiedeva tra i tre e i dieci anni di lavoro. È probabile che l’errore di Gozzadini sia derivato dal fatto che, nei documenti, la stessa torre fosse riportata con nomi diversi a seconda dei proprietari che si susseguivano nel tempo. Le stime più attendibili indicano quindi un numero compreso tra 80 e 100 torri, non necessariamente coesistenti nello stesso periodo.
ELENO DELLE TORRI AD OGGI VISITABILI
- Torre degli Asinelli – 97,2 m
- Torre Azzoguidi – 61 m
- Torre Prendiparte – 59,5 m
- Torre della Garisenda – 48 m
- Torre dell'Arengo – 47 m
- Torre Accursi (o dell'Orologio) – 46,2 m
- Torre degli Scappi – 39 m
- Torre degli Uguzzoni – 32 m
- Torre dei Galluzzi – 31 m
- Torre degli Oseletti – 31 m
- Torre dei Conoscenti – 30 m
- Torre degli Alberici – 27 m
- Torre dei Toschi – 26 m
- Torre Dalle Perle – 25 m
- Torre Lambertini – 25 m
- Torre dei Ramponi – 25 m
- Torre dei Carrari – 22 m
- Torre Agresti
- Torre Guidozagni
- Torre Lapi
- Torre Catalani
- Torre Ghisilieri
- Torre Bertolotti-Clarissimi
Torre Galluzzi e la tragica storia d’amore bolognese
L’ultima torre costruita a Bologna è la torre Galluzzi, risalente al 1257, lo stesso anno in cui la città abolì la schiavitù, anticipando di sei secoli il resto del mondo. Situata nei pressi di Piazza Maggiore, all'interno di un complesso di edifici protetto, la torre è legata a una tragica vicenda nota come la "Giulietta e Romeo alla bolognese".
La storia racconta l’amore proibito tra Virginia Galluzzi e Alberto Carbonesi, appartenenti a due famiglie rivali: i Galluzzi, guelfi fedeli al Papa, e i Carbonesi, ghibellini alleati dell’imperatore. Nonostante le ostilità tra le due casate, i giovani riuscirono a sposarsi in segreto grazie all’aiuto di alcuni complici. Tuttavia, il padre di Virginia scoprì la verità e, accecato dall’ira, uccise Alberto e sterminò l’intera famiglia Carbonesi.
Esistono due versioni sul destino di Virginia: secondo una, la giovane, disperata per la perdita del suo amato, si tolse la vita impiccandosi al balcone del palazzo dei Carbonesi; secondo un’altra, furono i suoi stessi fratelli a ucciderla, inscenandone poi il suicidio. Un tragico epilogo che testimonia quanto fosse cruda e spietata la Bologna medievale.
Oggi, torre Galluzzi si erge per circa 30 metri, ma lo spessore dei suoi muri suggerisce che in origine fosse molto più alta. Insieme a torre Prendiparte e torre Azzoguidi, forma la cosiddetta “triade dei grattacieli medievali” della città.
Le Due Torri: simbolo di Bologna
Le torri più famose di Bologna sono senza dubbio la Torre degli Asinelli e la Garisenda, che dominano il centro storico e rappresentano il simbolo della città. Costruite probabilmente nella prima metà del XII secolo, le loro origini sono avvolte nel mistero, poiché mancano documenti certi sulla loro edificazione.
La Torre degli Asinelli, con i suoi 97 metri di altezza, è la più alta di Bologna e può essere scalata percorrendo 498 gradini. Secondo una leggenda, la famiglia Asinelli, un tempo semplice trasportatrice di ghiaia dal fiume Reno, trovò un tesoro e, con la ricchezza ottenuta, fece costruire la torre come prova del proprio successo. Tuttavia, ricerche recenti suggeriscono che l’edificio potrebbe essere stato realizzato con fondi pubblici per scopi militari, forse per volontà della contessa Matilde di Canossa.
Un’altra leggenda narra che la torre sia stata costruita dal diavolo in una sola notte e che la sua base misuri sei metri di profondità, situata all’incrocio di sei strade, un chiaro riferimento esoterico.
Nel corso dei secoli, la torre Asinelli ha resistito a fulmini, terremoti e incendi. Dal 1433 al 1822 è stata colpita nove volte da eventi catastrofici, tra cui due sismi e un fulmine che provocò un enorme squarcio di 60 metri. Oltre a fungere da punto di avvistamento per incendi, è stata utilizzata come prigione e, nel Seicento, come laboratorio scientifico: qui Giovanni Battista Riccioli studiò le leggi del moto, mentre Giovanni Battista Guglielmini condusse esperimenti per dimostrare la rotazione terrestre.
Accanto alla Torre degli Asinelli si trova la Garisenda, alta oggi 48 metri e caratterizzata da una pendenza di circa tre metri. A causa del cedimento del terreno, i lavori di costruzione furono interrotti e, nel 1360, la torre venne ulteriormente abbassata per prevenire il rischio di crollo.
Dante Alighieri rimase affascinato dalla Garisenda e la menzionò nella Divina Commedia, paragonandola al gigante Anteo che si inclina minacciosamente:
"Qual pare a riguardar la Garisenda
sotto il chinato, quando un nuvol vada
sovr’essa sì, che ella incontro penda."
Alcuni storici ritengono che la Garisenda sia stata costruita nel XI secolo per superare in altezza la Torre degli Asinelli e affermare il prestigio della famiglia Garisendi. Tuttavia, secondo altre ipotesi, la torre esisteva già e fu successivamente acquisita dalla famiglia.
Curiosamente, nel 1911 il fisico Francesco Cavani scoprì che, nel corso dell’anno, la cima della Torre degli Asinelli compie un movimento circolare di 360 gradi, probabilmente a causa di influenze astronomiche e atmosferiche. Un altro enigma che alimenta il fascino della Bologna turrita.