I Galli Boi e la conquista di Bologna: quando la città parlava celtico

Nel corso del IV secolo a.C., l’Italia settentrionale fu attraversata da una nuova ondata di popolazioni celtiche, provenienti dalle regioni transalpine. Tra queste, i Galli Boi, una delle più importanti tribù celtiche dell’Europa centrale, si spinsero oltre le Alpi e si stabilirono nella Pianura Padana, occupando un’area compresa tra il fiume Po e l’Appennino tosco-emiliano.

?️ Un popolo guerriero, agricolo e commerciale

I Boi erano un popolo strutturato, fortemente legato alla guerra, ma anche alla caccia, all’agricoltura e al commercio transalpino. La loro società era organizzata secondo un sistema tribale, con capi militari, druidi e un consiglio di anziani. Non erano solo razziatori, come spesso raccontato, ma una popolazione capace di integrarsi e organizzare insediamenti stabili.

⚔️ La conquista celtica di Felsina

Secondo le fonti storiche e archeologiche, i Galli Boi entrarono nell’area bolognese intorno al 350 a.C., in un contesto di tensioni crescenti tra Celti ed Etruschi.
Felsina, la prospera città etrusca sorta nel VI secolo a.C., fu progressivamente conquistata e assorbita dai Celti. Alcuni studiosi ipotizzano che non si trattò solo di una conquista violenta, ma di un processo più lungo, fatto anche di coesistenza, scambi e contaminazioni culturali tra le due civiltà.

? Tracce archeologiche di una nuova presenza

Le prove più evidenti della presenza dei Galli Boi si trovano a Monte Bibele, tra i comuni di Monterenzio e Pianoro.
Qui, tra il IV e il III secolo a.C., si sviluppò un complesso insediamento celtico-etrusco, composto da un abitato, una necropoli e luoghi di culto.
La particolarità di Monte Bibele è proprio la convivenza tra elementi etruschi e celtici, evidente nei corredi funebri, negli stili ceramici e nelle pratiche rituali.

A Monterenzio Vecchio, nella stessa area, è stata portata alla luce una necropoli celtica con tombe a incinerazione e oggetti di chiara tradizione gallica. Questi reperti dimostrano la presenza stabile e organizzata dei Boi, confermata anche da documenti romani successivi.

?️ Una nuova città: la Bononia celtica

Con la caduta della città etrusca, Bologna divenne un nuovo insediamento controllato dai Galli Boi, che ristrutturarono l’abitato, fortificandolo con palizzate e terrapieni.
Il nome “Bononia” – che i Romani avrebbero poi ereditato – sembra derivare da un antico toponimo celtico, forse legato alla radice bona, che in gallico potrebbe indicare un “insediamento fortificato”.

La città celtica era governata da un re o da capi tribali e da un consiglio di anziani, e il culto religioso si ispirava al pantheon celtico, con rituali celebrati in spazi aperti e nei boschi sacri.
I Boi avevano anche una raffinata produzione artigianale, soprattutto di fibule, spade, ceramiche e ornamenti in bronzo.

? La fine dell’era celtica

La dominazione celtica dell’area bolognese terminò nel 196 a.C., quando l’esercito romano, guidato dal console Marco Claudio Marcello, sconfisse i Boi.
Con la romanizzazione dell’Emilia, Bononia divenne una colonia latina, cancellando progressivamente le tracce della cultura celtica, anche se molte usanze e tecniche artigianali sopravvissero nel tempo.

? Le tracce dei Boi oggi

Oggi, le testimonianze più importanti della civiltà dei Galli Boi sono conservate nel Museo Archeologico “Luigi Fantini” di Monterenzio, che ospita reperti provenienti da Monte Bibele e Monterenzio Vecchio.
L’intero parco archeologico di Monte Bibele, immerso nel verde, è visitabile e permette di esplorare abitati, necropoli e santuari celtici in un contesto paesaggistico di grande fascino.

Queste tracce raccontano una pagina poco nota ma fondamentale della storia di Bologna, quando la città, prima di diventare romana, parlava la lingua dei Celti.