Marco Biagi: un giurista al servizio dello Stato

Marco Biagi (1950-2002) era professore di diritto del lavoro all’Università di Modena e consulente del Ministero del Lavoro.

La sua attività accademica e istituzionale era incentrata sulla modernizzazione del mercato del lavoro in Italia. Biagi fu tra gli autori della riforma del lavoro che introdusse nuove forme contrattuali, tra cui il contratto a progetto, parte della legge 30/2003, nota come "Legge Biagi", approvata dopo la sua morte.

Tuttavia, le sue proposte furono duramente criticate dai sindacati e dai gruppi estremisti di sinistra, che lo accusavano di favorire la precarizzazione del lavoro.


L’Omicidio di Marco Biagi

La sera del 19 marzo 2002, Marco Biagi stava rientrando a casa in via Valdonica, nel centro di Bologna.

Alle 20:07, due uomini su uno scooter, con caschi integrali, lo attesero davanti al portone di casa. Appena Biagi si avvicinò, aprirono il fuoco con una pistola calibro 9, esplodendo sei colpi. Il professore morì sul colpo.

Come nel caso di D’Antona nel 1999, le Nuove Brigate Rosse - PCC rivendicarono l’omicidio con un volantino, giustificandolo come una "guerra al capitale e ai suoi servitori".

Biagi, nonostante avesse ricevuto minacce di morte, non era sotto scorta, poiché il Ministero dell’Interno aveva ritenuto il rischio per la sua sicurezza non abbastanza elevato.


La Reazione dell’Italia e le Indagini

L’omicidio scosse profondamente il Paese:

  • Il governo Berlusconi dichiarò emergenza nazionale, intensificando le operazioni antiterrorismo.
  • Fu rafforzata la sicurezza per i consulenti e gli esperti di riforme economiche, per evitare nuovi attacchi.
  • Il dibattito sulla precarizzazione del lavoro si riaccese, con forti polemiche sulla riforma Biagi.

Le indagini portarono all’arresto di sette persone tra il 2003 e il 2005, tra cui:

  • Nadia Desdemona Lioce, una delle leader delle BR-PCC, condannata all’ergastolo.
  • Roberto Morandi, Marco Mezzasalma e Diana Blefari Melazzi, coinvolti nella logistica dell’omicidio.

Tutti i responsabili furono condannati all’ergastolo o a lunghe pene detentive.


Le Conseguenze dell’Omicidio Biagi

L’uccisione di Marco Biagi ebbe un profondo impatto sulla politica e sulla legislazione italiana:

  • Legge Biagi (2003) → Dopo la sua morte, il governo approvò la legge di riforma del lavoro che portava il suo nome, con l’introduzione di nuove tipologie contrattuali e strumenti per la flessibilità lavorativa.
  • Rafforzamento delle misure antiterrorismo → Dopo il 2002, l’Italia aumentò il monitoraggio dei gruppi estremisti e adottò misure per proteggere figure pubbliche a rischio.
  • Memoria e riconoscimento pubblico → Oggi Marco Biagi è ricordato con cerimonie ufficiali, intitolazioni di piazze e centri di ricerca.

Conclusione

L’assassinio di Marco Biagi fu un attacco diretto alla democrazia italiana, riportando alla memoria gli anni di piombo e dimostrando che il terrorismo politico, seppur ridimensionato, era ancora una minaccia.

Il suo sacrificio segnò un punto di svolta, portando a riforme importanti e a una maggiore consapevolezza della necessità di proteggere chi lavora per il bene dello Stato.

Oggi, il suo nome è simbolo di impegno, riforma e lotta per la libertà, un monito affinché l’Italia non dimentichi mai le minacce alla sua democrazia.