Bologna colpita dalle bombe dei B-24 americani nel marzo del 1944
Alle ore 16:07, la città venne investita da una pesante incursione effettuata da una formazione di bombardieri statunitensi B-24 Liberator, partiti dalle basi del Sud Italia nell'ambito della campagna alleata di bombardamenti strategici mirati a indebolire le infrastrutture logistiche e militari dell'Asse.
Durante il raid furono sganciate complessivamente 875 bombe, equivalenti a circa 200 tonnellate di esplosivo ad alto potenziale distruttivo. L'obiettivo principale era il nodo ferroviario cittadino, strategicamente cruciale per le comunicazioni e i rifornimenti delle forze tedesche impegnate sul fronte italiano. Tuttavia, l'intensità e la natura imprecisa dei bombardamenti alleati di quel periodo causarono pesanti danni anche in aree densamente abitate del centro storico di Bologna.
Tra gli episodi più tragici di quella giornata vi fu la distruzione del rifugio antiaereo situato in via Marconi. Questo rifugio era considerato uno dei più sicuri della città, costruito con criteri antisismici e antiesplosione, ma le bombe perforarono la struttura in cemento armato "come burro", causando la morte di numerosi civili. Le cronache storiche testimoniano che decine di famiglie furono sorprese all'interno del rifugio, con drammatiche conseguenze sul bilancio umano dell'attacco.
Secondo le fonti storiche ufficiali, questo bombardamento provocò oltre 200 vittime civili, centinaia di feriti, e ingenti danni materiali che si estendevano ben oltre gli obiettivi militari prefissati. Interi quartieri, tra cui le aree circostanti via Marconi, furono devastati, segnando profondamente la memoria collettiva cittadina. Questo attacco si inseriva nel quadro più ampio della cosiddetta "Operazione Strangle", un piano strategico avviato dagli Alleati per colpire e paralizzare la logistica tedesca e isolare le forze nemiche combattenti sulla Linea Gustav, più a sud della penisola italiana.