25 Febbraio 1894: La Chiusura della Rotta del Reno e la "Nuova" Chiusa di Casalecchio

La Rotta del Reno: un evento disastroso

Nella notte del 1° ottobre 1893, un’eccezionale piena del fiume Reno provocò una grave rottura dell’argine sinistro, creando un nuovo corso d’acqua che allagò i campi circostanti, causò frane ed erose la roccia sulla riva opposta. Questo evento minacciò l’equilibrio idraulico della Pianura Bolognese, un’area già vulnerabile a esondazioni.

La Chiusa di Casalecchio, costruita nel Medioevo e fondamentale per l’approvvigionamento idrico della città di Bologna, rischiava di perdere la sua funzionalità. Era necessario un intervento immediato per evitare danni irreparabili all’economia agricola e alla stabilità delle infrastrutture.

L’intervento delle istituzioni

La Congregazione Consorziale, ente responsabile della gestione delle acque, si trovò in difficoltà: la riparazione della rotta richiedeva un intervento complesso e costoso. Per questo motivo, chiese aiuto alla Provincia di Bologna, allora presieduta da Giuseppe Bacchelli.

L’ente provinciale accettò la richiesta e il 18 gennaio 1894 iniziarono i lavori di ripristino.

I lavori di riparazione

L’impresa fu colossale: 700 operai lavorarono senza sosta per costruire nuovi argini utilizzando una tecnica innovativa. Furono impiegate burghe di fil di ferro (gabbie metalliche riempite di sassi), un metodo fornito dalla ditta di Raffaele Maccaferri, ingegnere e imprenditore bolognese noto per le sue soluzioni all’avanguardia nel campo della difesa idraulica.

L’impiego di queste strutture permise di contenere la piena e stabilizzare le rive, proteggendo sia la Chiusa di Casalecchio sia le zone agricole circostanti.

Il completamento dell’opera

Dopo oltre un mese di lavori incessanti, il 25 febbraio 1894 l’intervento si concluse con successo. La Nuova Chiusa di Casalecchio venne così inaugurata, garantendo una gestione più sicura delle acque del Reno e rafforzando il sistema di difesa idraulica della provincia.

L’eredità dell’intervento

La tecnologia delle gabbionate metalliche utilizzata nei lavori divenne un modello di riferimento nella gestione dei corsi d’acqua italiani. L’opera non solo ripristinò la funzionalità della Chiusa di Casalecchio, ma segnò anche un avanzamento significativo nelle tecniche di ingegneria idraulica.

Ancora oggi, la Chiusa di Casalecchio, riconosciuta dall’UNESCO come una delle opere idrauliche più antiche d’Europa ancora in funzione, è testimone dell’importanza di quell’intervento che salvò Bologna da una crisi idraulica potenzialmente devastante.