25 maggio 1249 – I Bolognesi Catturano Re Enzo
Un evento storico che divenne leggenda
Nel panorama politico del Duecento, segnato dalla lotta tra Guelfi e Ghibellini, la cattura di Re Enzo di Svevia, figlio naturale dell’imperatore Federico II, rappresenta uno degli episodi più significativi della storia medievale bolognese. Il 25 maggio 1249, durante la Battaglia di Fossalta, le milizie comunali di Bologna inflissero una storica sconfitta alle truppe imperiali, catturando il carismatico comandante ghibellino.
? Il contesto storico
Il conflitto tra l’autorità imperiale e le città guelfe italiane era in pieno fermento. Bologna, da sempre fedele al papato, rappresentava un baluardo della causa guelfa. L’Impero, guidato da Federico II, cercava di rafforzare il proprio controllo sul centro-nord Italia attraverso il figlio Enzo, già proclamato Re di Sardegna nel 1239 per rafforzare le pretese imperiali sull’isola.
Enzo fu nominato vicario imperiale in Italia settentrionale, con l’obiettivo di contrastare la crescente autonomia dei comuni. A capo delle truppe ghibelline, si trovava spesso impegnato in operazioni militari contro i territori guelfi, in particolare contro Bologna.
⚔ La Battaglia di Fossalta e la cattura
Il 25 maggio 1249, presso Fossalta di Piave, le forze bolognesi, alleate con truppe modenesi e parmigiane, affrontarono l’esercito imperiale comandato da Enzo. Lo scontro fu particolarmente violento, ma alla fine la superiorità numerica e strategica guelfa prevalse. Enzo, disarcionato durante i combattimenti, fu fatto prigioniero assieme a circa 1.200 soldati.
Secondo le cronache, il comandante fu dapprima condotto a Castelfranco Emilia, poi ad Anzola, e infine, il 24 agosto 1249, trasferito a Bologna, dove fu rinchiuso nel Palazzo del Comune, che da allora prese il nome di Palazzo Re Enzo.
? La lunga prigionia nel cuore della città
Enzo visse in cattività per ben 23 anni, in condizioni relativamente agiate ma senza mai poter tornare libero. Le fonti coeve attestano che, sebbene prigioniero, mantenne una corte personale e fu trattato con rispetto per il suo rango. La città, fiera della sua impresa, respinse ogni proposta di liberazione, anche dopo la morte di Federico II nel 1250.
Nel corso della prigionia, Enzo mantenne rapporti epistolari, compose poesie e intrattenne contatti culturali, divenendo una figura carismatica e quasi romantica. Secondo alcune leggende, ebbe anche relazioni con nobildonne bolognesi, da cui sarebbero nati figli illegittimi.
⚰ La morte e il ricordo
Re Enzo morì nel 1272, sempre in prigionia. Il suo corpo fu sepolto nella Chiesa di San Domenico, dove ancora oggi è visibile la sua tomba monumentale, realizzata in epoca successiva, probabilmente nel XIV secolo, e restaurata nei secoli successivi.
? Eredità culturale e memoria collettiva
L’episodio della cattura e della prigionia di Enzo divenne parte integrante della memoria civica bolognese. Il Palazzo Re Enzo, nel cuore di Piazza Maggiore, è oggi uno dei simboli architettonici della città, sede di eventi culturali, mostre e cerimonie ufficiali.
La figura di Enzo, avvolta nel tempo da un’aura di leggenda, ha ispirato artisti, poeti e cronisti. La sua storia è narrata ancora oggi come emblema della forza civica e della determinazione di Bologna nel difendere la propria autonomia di fronte alle ingerenze imperiali.
? Conclusioni
La cattura di Re Enzo nel 1249 non fu solo una vittoria militare: fu una vittoria simbolica, culturale e politica. Un evento che rafforzò l’identità guelfa di Bologna e ne consolidò il ruolo nel panorama comunale italiano. Ancora oggi, questa vicenda vive nella toponomastica, nella memoria collettiva e nel cuore stesso della città.