28 agosto 1337 – Taddeo Pepoli diventa Signore di Bologna

Una nuova era tra stabilità politica e crisi imminenti

Il 28 agosto 1337 rappresenta una svolta storica per la città di Bologna: Taddeo Pepoli, figlio del banchiere Romeo Pepoli, viene ufficialmente acclamato “Signore della città”, sancendo la transizione dal governo comunale alla forma signorile. Questo evento segna l’inizio di una nuova fase politica nella storia bolognese, caratterizzata da una leadership pragmatica, ma presto messa alla prova da eventi tragici.


? Il contesto politico: dalla repubblica alla signoria

Nel corso del primo Trecento, Bologna attraversava una fase di crescente instabilità. Le tensioni interne tra fazioni guelfe e ghibelline, unite alla pressione di potenze esterne come Milano, Firenze, Venezia e il Papato, resero sempre più fragile il sistema comunale.

Fu in questo clima che emerse la figura di Taddeo Pepoli, erede della potente famiglia di banchieri che aveva già influenzato a lungo la politica cittadina. Già nel 1334, Taddeo aveva ottenuto il riconoscimento ufficiale come vicario pontificio, ma fu solo nel 1337 che assunse de facto il controllo assoluto della città, con il pieno consenso del consiglio cittadino.


? Il governo di Taddeo Pepoli: pragmatismo e riforme

Durante la sua signoria, Taddeo Pepoli cercò di rafforzare la stabilità interna e di promuovere lo sviluppo economico. Tra le sue iniziative più rilevanti si annovera il sostegno alla costruzione del Palazzo Pepoli, in via Castiglione, che divenne simbolo del potere della casata.

Consapevole della vulnerabilità di Bologna di fronte a carestie e crisi alimentari, Taddeo sviluppò una rete di approvvigionamento di cereali, stipulando accordi commerciali anche con territori ostili, pur di garantire grano a basso costo per la popolazione. Alcuni cronisti dell’epoca riportano con sorpresa l'apertura di contatti con le aree ghibelline della Romagna e del Mezzogiorno, tramite i porti adriatici, per favorire l’importazione di derrate.


⚠ La catastrofe imminente: la peste del 1348

La gestione politica di Taddeo Pepoli fu però interrotta bruscamente dalla sua morte, avvenuta nel 1347, pochi mesi prima dell’arrivo della terribile pandemia di peste bubbonica che devastò l’intera Europa.

Nel 1348, Bologna fu duramente colpita dall’epidemia: si stima che oltre la metà della popolazione cittadina — che allora superava i 50.000 abitanti — perse la vita. I cronisti dell’epoca descrivono la peste come una punizione divina: venti miasmatici, piogge velenose, animali impazziti e corpi insepolti che ammorbavano le strade.

La città, ormai priva della guida stabile di Taddeo, entrò in una fase di crisi profonda, sia sul piano demografico che economico.


⚰ La morte e la memoria di Taddeo Pepoli

Taddeo Pepoli morì all’età di circa sessant’anni. I suoi funerali si svolsero solennemente nella basilica di San Domenico, dove venne sepolto. La sua arca funeraria, attribuita allo scultore veneziano Jacopo Lanfrani, è ancora oggi visibile e rappresenta una delle testimonianze artistiche della signoria pepoliana.


? Conclusioni

Il governo di Taddeo Pepoli (1337–1347) segnò una fase di transizione politica, stabilizzazione amministrativa e razionalizzazione economica. Sebbene oscurato dall’imminente tragedia della peste nera, il suo contributo alla modernizzazione di Bologna fu significativo. La sua figura rimane centrale nel passaggio dall’epoca comunale all’epoca signorile, preludio ai successivi assetti del potere bolognese.