1443 – La Battaglia delle Moline: quando Bologna si liberò dal dominio milanese

Nel corso del XV secolo, Bologna fu più volte al centro delle tensioni tra le grandi potenze italiane e le ambizioni delle famiglie nobiliari locali. Uno degli episodi più significativi di questa lunga contesa fu la cosiddetta Battaglia delle Moline, che nel 1443 segnò la liberazione della città dal dominio milanese e l’inizio dell’affermazione definitiva della signoria bentivolesca.

⚔️ Bologna tra Milano e Roma: il contesto politico

Dal 1428, Bologna era caduta sotto il controllo dei Visconti di Milano, che affidavano il governo cittadino al condottiero Niccolò Piccinino. In quegli anni, la città visse una fase di repressione politica, espropri e tensioni crescenti tra il potere militare visconteo e le famiglie locali, in particolare i Bentivoglio, che avevano perso temporaneamente la loro influenza.

Annibale I Bentivoglio, figlio illegittimo di Anton Galeazzo (ucciso nel 1435 in un complotto ordito dal legato pontificio Daniele Scotto), era stato imprigionato nel castello di Varano, presso Parma. Tuttavia, riuscì a fuggire il 3 giugno 1443 grazie all’aiuto di Galeazzo Marescotti de' Calvi, nobile bolognese fedele alla causa bentivolesca.

? La rivolta e la Battaglia di San Giorgio di Piano

Una volta tornato segretamente in città, Annibale guidò un movimento insurrezionale composto da famiglie nobili, artigiani e popolani, stanchi del dominio milanese. La rivolta culminò in una prima battaglia significativa a San Giorgio di Piano, dove le forze ribelli affrontarono le truppe viscontee guidate da Luigi Dal Verme, ottenendo una vittoria cruciale.

Questa sconfitta indebolì la posizione di Piccinino e galvanizzò la popolazione. La liberazione di Bologna non era più un sogno: si trasformava in un obiettivo concreto.

? L'assedio del Castello di Porta Galliera

Tuttavia, alcune guarnigioni viscontee resistettero ancora, in particolare quelle rifugiate nel Castello di Porta Galliera, antica fortezza simbolo del potere papale e poi militare, trasformata dai milanesi in roccaforte.

A questo punto, Annibale e i bolognesi misero in atto un geniale stratagemma, noto come l’“inganno delle Moline”: scavando un canale dal torrente delle Moline, essi crearono un fossato pieno d’acqua intorno al castello, isolandolo dal resto della città.

Il piano coinvolse l’intera cittadinanza: dottori, religiosi, studenti, artigiani e contadini, tutti parteciparono a turni all’opera di scavo e fortificazione. Venne costruita anche una barriera difensiva di legno per proteggere i lavoratori dagli attacchi del castello.

Inoltre, in un gesto tanto strategico quanto simbolico, gli abitanti iniziarono a lanciare nel fossato rifiuti, immondizia, sterco e animali morti, rendendo l’aria del castello irrespirabile. Una forma primitiva, ma efficace, di guerra batteriologica ante litteram.

? La vittoria e il ritorno del potere locale

Dopo pochi giorni, le truppe viscontee furono costrette ad arrendersi. La città era finalmente libera. Per ringraziare la Vergine, il popolo si recò in processione alla Rotonda dell’Osservanza, allora piccolo santuario mariano, poi inglobato nella struttura di Villa Aldini.

Nel 1445, il successo di Annibale fu formalizzato: venne nominato capo dei Sedici Riformatori, l’organo di governo cittadino, assumendo di fatto il ruolo di signore di Bologna. Si avviava così il consolidamento del dominio dei Bentivoglio, che durerà, tra alterne vicende, fino alla cacciata di Giovanni II Bentivoglio nel 1506.


Conclusione

La Battaglia delle Moline fu molto più di uno scontro militare: fu un simbolo dell’identità civica e della determinazione del popolo bolognese, capace di unire le proprie forze contro un nemico esterno.
L’ingegno collettivo, il coinvolgimento sociale e la leadership di Annibale Bentivoglio fanno di questo episodio una pagina memorabile della storia della città.
Ancora oggi, il nome di quelle “Moline” riecheggia nelle acque del torrente bolognese e nella memoria della libertà riconquistata.