2 Giugno 1274 – L’Inizio degli Scontri tra Guelfi e Ghibellini a Bologna
Divisioni politiche e crisi cittadina nel cuore del Medioevo
Il 2 giugno 1274 rappresenta una data cruciale nella storia di Bologna: un violento episodio di sangue nei pressi della chiesa di San Procolo segnò l'inizio di uno dei periodi più turbolenti della vita cittadina medievale, caratterizzato dallo scontro tra le due grandi fazioni del tempo: Guelfi e Ghibellini.
? Contesto storico: Bologna nel XIII secolo
Nel XIII secolo, Bologna era una delle città più dinamiche e influenti dell’Italia comunale. Forte della sua autonomia, alimentata dallo sviluppo dell'Università e da una classe mercantile prospera, la città era anche attraversata da profonde tensioni sociali e politiche.
Le lotte tra Guelfi (filopapali) e Ghibellini (filoimperiali) erano parte di un conflitto più ampio che coinvolgeva tutta la penisola italiana, ma a Bologna queste divisioni si traducevano in faide tra potenti famiglie cittadine:
- I Geremei, principali esponenti della fazione guelfa;
- I Lambertazzi, capofila della fazione ghibellina.
Queste rivalità non erano solo ideologiche, ma radicate in contrasti economici, clientelari e territoriali.
? La strage di San Procolo (2 giugno 1274)
La tensione tra le due fazioni esplose in modo clamoroso proprio il 2 giugno 1274, quando una rissa armata scoppiata durante una processione religiosa nei pressi della chiesa di San Procolo degenerò in una vera e propria carneficina. Secondo le cronache, diversi membri della fazione ghibellina furono uccisi dai guelfi Geremei, con il tacito appoggio di alcune autorità cittadine.
Da quel giorno, la lotta tra le due fazioni si trasformò in una guerra urbana, che coinvolse case torri, strade, piazze e interi quartieri, con saccheggi, vendette e fughe in massa.
⚔ Lo sviluppo del conflitto: una città divisa
Il conflitto tra Geremei e Lambertazzi si protrasse per decenni, portando Bologna a un continuo stato di instabilità civile. La città si fratturò socialmente:
- I Geremei, sostenuti da una parte del popolo, dall’autorità comunale e da alleanze con il papato e Firenze;
- I Lambertazzi, appoggiati dall’aristocrazia terriera e da potenze come l’Impero e talvolta la città di Modena.
Le vie cittadine furono militarizzate, le case-torri fortificate, e spesso il potere comunale oscillava tra le due fazioni, a seconda della pressione politica del momento.
? Conseguenze politiche e istituzionali
Tra il 1274 e il 1288, le continue rivolte portarono più volte a cambi di governo, a riforme forzate degli statuti cittadini e all’esilio di intere famiglie. L’Università, in molti casi, cercò di fare da mediatore, ma anch’essa era divisa tra studenti e docenti favorevoli a una o all’altra fazione.
Il conflitto culminò nel 1289, quando i Lambertazzi furono definitivamente cacciati da Bologna, e i Geremei consolidarono il loro potere, introducendo un governo sempre più guelfo e centralizzato. Tuttavia, le tensioni non si spensero del tutto.
? Il lento ritorno alla stabilità
Solo tra la fine del Duecento e i primi anni del Trecento la situazione si stabilizzò, anche grazie a interventi esterni del Papato e al progressivo rafforzamento del governo comunale. La morte dell’imperatore Enrico VII nel 1313 contribuì a indebolire il fronte ghibellino, ma gli scontri tra fazioni continuarono a influenzare la politica bolognese ancora per decenni, fino all’ascesa delle signorie cittadine.
? Conclusione
L’inizio degli scontri tra Guelfi e Ghibellini a Bologna, nel giugno 1274, rappresenta uno dei periodi più drammatici e formativi nella storia della città. La lotta intestina tra le due grandi fazioni, incarnate localmente da Geremei e Lambertazzi, trasformò Bologna da culla del diritto e del sapere in campo di battaglia urbana, ma contribuì anche alla maturazione del suo assetto istituzionale.
Il conflitto civile medievale bolognese non fu solo un episodio locale, ma parte integrante delle grandi dinamiche politico-religiose dell’Italia comunale. La città ne uscì profondamente segnata, ma anche più consapevole del valore della pace civile come fondamento del buon governo.