Anno 1200 – Nasce Piazza Maggiore

Il cuore civico della Bologna comunale

All’inizio del XIII secolo, Bologna si trovava nel pieno della sua affermazione politica come libero Comune. Il 1200 segna un punto di svolta urbanistica: il Comune avviò un vasto progetto di espropriazione e demolizione per creare un nuovo spazio civico centrale, destinato a diventare Piazza Maggiore, fulcro del potere pubblico e commerciale della città.

? Il contesto: Bologna e l’autonomia comunale

Dopo la morte dell’imperatore Enrico VI nel 1197, l’autorità imperiale sulla città si indebolì, permettendo al Comune bolognese di consolidare la propria autonomia politica. In questo clima di espansione istituzionale e prosperità economica, le autorità cittadine avviarono ambiziosi interventi urbanistici per trasformare l’assetto medievale della città.

La fondazione di una grande piazza civica, nel cuore della città romana, rispondeva all’esigenza di disporre di un luogo per l’amministrazione pubblica, il mercato e le attività giuridiche. Fino ad allora, il centro della vita commerciale era in Piazza di Porta Ravegnana, ma l’area era angusta e poco funzionale.

? Nasce la Piazza Maggiore: un progetto di potere

Tra il 1200 e il 1203, i procuratori del Comune promossero una campagna di espropri per acquisire case, botteghe e terreni nel quadrante urbano tra le attuali via Ugo Bassi, via Rizzoli e via dell’Archiginnasio. La nuova “platea communis” doveva ospitare le sedi del potere comunale e razionalizzare le funzioni civiche.

Il primo nucleo edilizio fu il Palazzo del Podestà, costruito tra il 1200 e il 1201, inizialmente noto come curia nova communis. A questo seguirono nel tempo il Palazzo Re Enzo (dal 1245) e il Palazzo dei Notai (1381), formando quel sistema architettonico che ancora oggi delimita la piazza.

? La Torre dell’Arengo: voce del popolo

Nel cuore del Palazzo del Podestà, tra il 1250 e il 1260, fu innalzata la Torre dell’Arengo, progettata da Albertus Inzignerius. La torre ospitava una grande campana pubblica, il cui suono radunava i cittadini in assemblea o in caso di emergenze: un simbolo sonoro dell’autonomia civica bolognese.

? Un polo commerciale e istituzionale

Il piano terra del palazzo era costituito da portici con logge aperte, dove si svolgeva il mercato di generi alimentari come cereali, olio, sale e vino. Gli spazi erano affittati dal Comune a mercanti e bottegai, generando un’importante entrata fiscale. Piazza Maggiore divenne così anche centro della vita economica cittadina.

? Una città che guarda al futuro

La costruzione della nuova piazza si inseriva in una più ampia visione politica: fare di Bologna una capitale comunale capace di competere con Firenze, Milano e Venezia. Lo sviluppo dello Studium – l’Università – favoriva un clima culturale dinamico, con giuristi e notai che partecipavano anche alla gestione del Comune.

? La riscoperta moderna: archeologia digitale e GIS

Negli ultimi decenni, gli studi condotti su documenti come il Liber Terminorum e le ricostruzioni digitali del progetto Nu.M.E. (Nuovo Museo Elettronico di Bologna) hanno permesso di mappare con precisione la topografia urbana del Duecento. Grazie alle tecnologie GIS, oggi è possibile visualizzare in 3D la trasformazione della città medievale, comprese le fasi di espansione di Piazza Maggiore.

? Conclusione

L’apertura di Piazza Maggiore all’inizio del Duecento rappresentò uno degli atti fondativi dell’identità urbana di Bologna. Da semplice spazio di mercato a cuore pulsante del potere civile, la piazza è tuttora il simbolo della storia comunale e della capacità di autogoverno della città. Un’eredità che ha attraversato i secoli e che continua a rappresentare, nel cuore della città, la forza del patto tra cittadini e istituzioni.