1376 – L'Insurrezione della Libertas: Bologna si ribella al potere papale

La notte tra il 19 e il 20 marzo 1376 segnò una delle svolte più memorabili della storia di Bologna. In quella notte, senza spargimenti di sangue e con il decisivo sostegno della Repubblica di Firenze, il popolo bolognese insorse e scacciò il legato pontificio Guillaume de Noellet, ponendo fine — almeno temporaneamente — al dominio dello Stato della Chiesa sulla città, che durava ininterrottamente dal 1327.

? Contesto storico: tra papato avignonese e Guerra degli Otto Santi

Nel corso del XIV secolo, Bologna si trovava sotto il rigido controllo del governo pontificio, amministrata da legati nominati direttamente da Avignone, dove risiedeva il papa durante la cosiddetta "cattività avignonese" (1309-1377). Il dominio papale su Bologna si era consolidato nel 1327, quando il cardinale Bertrando del Poggetto aveva assunto il controllo della città, edificando anche una possente fortezza (la Rocca di Galliera) per affermare il potere ecclesiastico.

Questo sistema di governo era percepito come particolarmente oppressivo, soprattutto per il carico fiscale crescente imposto alle città italiane. Il legato pontificio Guillaume de Noellet aveva implementato una serie di nuove gabelle sui generi alimentari e aumentato le imposte sui terreni, suscitando profondo malcontento tra tutte le classi sociali bolognesi. A questo si aggiungeva la gestione della grave carestia del 1374-75 che aveva ulteriormente inasprito gli animi.

Nel 1375, Firenze costituì una lega antipapale che comprendeva anche Milano dei Visconti, Siena e altre città toscane, dando avvio alla cosiddetta Guerra degli Otto Santi (nome derivato dagli "Otto di Guerra", magistratura fiorentina che gestiva il conflitto). La Lega si opponeva alla politica di riconquista dei territori italiani intrapresa da Papa Gregorio XI (1370-1378), l'ultimo papa avignonese, che aveva inviato mercenari bretoni guidati dal cardinale Roberto di Ginevra (futuro antipapa Clemente VII) a riportare ordine nelle terre della Chiesa.

⚔ La rivolta del 1376

Nella notte del 19 marzo 1376, il popolo, coordinato dalle potenti famiglie Bentivoglio, Pepoli e Malvezzi insieme ai rappresentanti delle ventiquattro arti e corporazioni cittadine, si sollevò contro il legato pontificio. L'insurrezione fu preparata con cura: i fiorentini avevano inviato emissari segreti, tra cui Taddeo degli Azzoguidi, esule bolognese, per coordinare la rivolta. Il momento fu scelto strategicamente, approfittando dell'assenza delle truppe mercenarie che il legato aveva inviato in Romagna.

L'insurrezione avvenne in modo sorprendentemente ordinato e quasi incruento: i rivoltosi occuparono i punti strategici della città, inclusa Piazza Maggiore e il Palazzo Pubblico. Il legato, sorpreso dalla velocità degli eventi, si barricò nel Palazzo Pubblico da dove, dopo brevi trattative, fu costretto a fuggire con un salvacondotto verso Ferrara, sotto la protezione degli Este.

Il giorno successivo, la città proclamò solennemente la sua Libertas. Venne creato un governo provvisorio formato da sedici anziani consoli (quattro per quartiere) e un gonfaloniere di giustizia, seguendo il modello comunale fiorentino. La parola "Libertas" fu incisa su sigilli, monete di nuova coniazione (in particolare il grosso d'argento) e documenti ufficiali, e posta orgogliosamente anche nello stemma del Comune, a fianco della croce rossa in campo bianco.

Immediatamente dopo la rivolta, i bolognesi si affrettarono a demolire la Rocca di Galliera, simbolo dell'oppressione papale, utilizzando i materiali per rafforzare le mura cittadine. Fu anche stipulato un patto formale di alleanza con Firenze il 17 luglio 1376, che prevedeva assistenza militare reciproca.

? Simboli della rinascita civica: edilizia comunale e identità urbana

Il rinnovato spirito di autonomia e fierezza civica trovò espressione concreta in grandi progetti architettonici e urbanistici, voluti e sostenuti dalla popolazione stessa:

  • Il Palazzo della Mercanzia (iniziato nel 1384), progettato dall'architetto Lorenzo di Bagnomarino. Questo elegante edificio gotico divenne sede del Foro dei Mercanti, il tribunale che regolava le attività commerciali secondo lo "ius mercatorum". La sua facciata, con bifore e decorazioni in terracotta, manifestava la ricchezza e il potere delle corporazioni mercantili bolognesi, in particolare l'Arte della Seta e l'Arte della Lana, che conobbero un notevole sviluppo in questo periodo.
  • Il Palazzo dei Notai, costruito tra il 1381 e il 1386 sotto la direzione di Antonio di Vincenzo, rifletteva l'importanza della Società dei Notai nella vita politica ed economica bolognese. Con il suo portico a nove arcate, il palazzo fungeva da sede per questa corporazione che, oltre a redigere atti pubblici e privati, aveva un ruolo fondamentale nella redazione degli statuti comunali e nella tenuta dei registri pubblici.
  • La Basilica di San Petronio, il cui progetto fu approvato dal Consiglio dei Seicento il 15 giugno 1390. La prima pietra fu posta il 7 giugno 1390 sotto la direzione di Antonio di Vincenzo. Questo grandioso edificio fu concepito esplicitamente come una chiesa civica, non ecclesiastica. Il progetto originario prevedeva dimensioni colossali (168 metri di lunghezza e 66 di larghezza), che l'avrebbero resa più grande della stessa San Pietro a Roma – una chiara affermazione dell'orgoglio municipale. La gestione dei lavori e dei finanziamenti fu affidata alla "Fabbriceria di San Petronio", composta da cittadini laici eletti dal governo comunale, non dal vescovo o dal capitolo cattedrale.

Questi edifici monumentali non furono solo strutture funzionali, ma rappresentarono la volontà del popolo bolognese di rivalutare il proprio ruolo politico, la propria identità urbana e la centralità del Comune. La loro edificazione fu accompagnata da un rifiorire dell'Università di Bologna, il cui prestigio venne rafforzato con la chiamata di illustri docenti come Giovanni da Legnano, che ebbe un ruolo importante nella redazione dei nuovi statuti comunali del 1376.

? Le conseguenze e il ritorno del dominio pontificio

La fase comunale inaugurata dall'insurrezione del 1376 fu relativamente breve. Dopo un periodo di negoziati, nel 1377 si giunse ai "Capitoli di Bologna", un accordo con Papa Gregorio XI che garantiva una certa autonomia alla città pur riconoscendo la sovranità nominale della Santa Sede. Questi accordi prevedevano il pagamento di un tributo annuale di 10.000 fiorini d'oro al papa, ma permettevano ai bolognesi di mantenere le proprie istituzioni comunali.

Con il Grande Scisma d'Occidente (1378-1417), Bologna si trovò inizialmente a sostenere il papa di Roma Urbano VI contro l'antipapa avignonese Clemente VII. Tuttavia, le lotte interne tra fazioni, in particolare tra i Maltraversi (filonobiliari) e gli Scacchesi (filopopolari), indebolirono progressivamente il governo comunale.

Nel 1384, il cardinale legato Filippo Carafa, inviato da Papa Urbano VI, riuscì a riportare Bologna sotto un più stretto controllo pontificio, pur mantenendo formalmente alcune autonomie comunali. La città si trovò così in una posizione ibrida, riconoscendo la sovranità papale ma conservando parte delle sue istituzioni locali.

Nel 1401, Giovanni I Bentivoglio assunse brevemente la signoria della città, prima di essere sconfitto dagli eserciti di Gian Galeazzo Visconti. Solo con l'intervento diretto di Papa Giulio II nel 1506, che sconfisse i Bentivoglio, Bologna tornò pienamente e stabilmente sotto il controllo diretto dello Stato Pontificio, dove rimase (salvo brevi interruzioni) fino all'Unità d'Italia.

Tuttavia, la memoria della Libertas del 1376 restò vivissima nella coscienza civica bolognese, e la sua eco si sarebbe ripresentata più volte nella storia. Durante i moti del 1848, gli insorti bolognesi ripresero consapevolmente questo simbolo, tanto che la parola "Libertas" fu nuovamente inserita negli emblemi rivoluzionari.

✅ Conclusione

L'insurrezione del 1376 rappresenta una pagina fondamentale della storia politica e civile di Bologna. In essa si intrecciano autonomia cittadina, resistenza al potere esterno e orgoglio comunale, incarnati nella parola Libertas, che da allora è diventata simbolo perenne dell'identità bolognese.

Questo periodo vide anche una notevole fioritura artistica e culturale: oltre ai monumenti citati, si assistette al rafforzamento della tradizione miniaturistica bolognese, con artisti come Niccolò di Giacomo che illuminarono i nuovi statuti comunali. L'università conobbe un rinnovato prestigio, con un incremento significativo del numero di studenti provenienti da tutta Europa.

Gli effetti di questa breve ma intensa stagione si riflettono ancora oggi nel tessuto urbano, nei palazzi, nei monumenti e nella memoria collettiva di una città da sempre fiera della propria indipendenza e del proprio patrimonio culturale. Il ricordo della rivolta della Libertas del 1376 rimane un fondamentale capitolo identitario nella storia di Bologna.